Chiara e Francesco d’Assisi tra relazioni e solitudine

Segnaliamo la recente pubblicazione di un nuovo libro di p. Pietro Messa.

“Ad un’analisi attenta degli scritti di Chiara e Francesco di Assisi, si coglie che mentre la prima menziona spesso il secondo, egli non fa altrettanto. Tale disparità non è solo dovuta al fatto che la nobile figlia di Favarone di Ofreduccio di Bernardino è sopravvissuta al figlio del mercante arricchito Pietro di Bernardone, ma anche che per un tempo ben superiore agli anni che ebbe modo di relazionarsi con lui vivente ella ha celebrato la solennità del Padre Serafico per ben venticinque anni, con tutta la forza performativa della liturgia.
La vita dei due è fondamentalmente caratterizzata da relazioni e solitudine. Francesco coltivò numerose relazioni con la famiglia d’origine, gli amici, l’Altissimo, i lebbrosi, i fratelli, la gente, i vescovi e il papa e non ultimo con le creature quali il sole e la luna, il vento e le stelle, l’acqua e il fuoco; Chiara si relazionò con la sua casata nobiliare, le amiche e vicine di casa, i poveri, il Signore, le sorelle, i frati, i cardinali successivamente divenuti papi, la gatta. Eppure entrambi vissero anche periodi di solitudine, come quando frate Francesco si ritirò nel 1224 sul monte della Verna o madonna Chiara rimase sola nel dormitorio la notte di Natale del 1252 mentre tutte le sorelle erano alla liturgia. Relazioni e solitudine si alternano nella vita di entrambi: nel cogliere e approfondire tale alternanza certamente si aprono nuove prospettive di lettura della vicenda degli uomini e donne che ad Assisi nella prima metà del secolo XIII vollero vivere secondo la forma del santo Vangelo, seguendo le orme di Gesù.

Pur essendo scontato è bene ricordare che nessuno dei due nacque già santo, ma entrambi lo divennero canonicamente a soli due anni dalla rispettiva morte: l’uno – per decisione di Gregorio IX – ad Assisi il 16 luglio 1228, nel giorno anniversario della morte di Innocenzo III; l’altra nel 1255 ad Anagni con un atto di Innocenzo IV. Tutto questo significa che vissero le varie sfumature della vita, con relativi passaggi, e pertanto qualsiasi ricostruzione che non tenga conto di una lettura diacronica della loro esperienza umana e cristiana – concretizzata nello scorrere di giorni, mesi e anni con momenti di progresso, ma anche regressioni – cede il passo al semplicismo, fuggendo la complessità della storia e acconsentendo a una visione sincronica del tutto. Perché Francesco e Chiara vollero seguire le orme di Gesù il quale, scelse di vivere la pasqua ai tempi di Ponzio Pilato e non in una realtà eterea senza spazio e tempo, apportando la salvezza nella storia e non dalla storia.”

Da P. Messa, Chiara e Francesco d’Assisi. “L’amore di Dio rende felici”, Edizioni Porziuncola, S. Maria degli Angeli – Assisi 2022, pp. 81, ISBN: 978-88-270-1219-2.