Non abbiate paura, voi! – Lettera di Pasqua della madre presidente

         Monastero Visoki Dečani (Kosovo), volta della chiesa

 

foto cris1

 

Gubbio, 22 marzo 2020, domenica “laetare”

 

Mie carissime Sorelle,

                                   scrivo questa lettera di Pasqua in giorni che mai avremmo pensato di vivere, in una Quaresima così diversa da quella che avevamo preparato nelle nostre riunioni di famiglia prima del Mercoledì delle Ceneri, 26 febbraio. Avevamo parlato sì di preghiera, di digiuno, di elemosina. Avevamo parlato di purificazione del cuore, della bellissima liturgia dell’anno A, immersione nelle acque del Battesimo, acque di morte per risorgere a una vita nuova. Ma si è sempre un po’ distanti dal significato delle parole, dalla carne delle nostre parole: in realtà, profondamente, tutto è sotto controllo, non in teoria certo, ma nel sentire del nostro povero cuore, troppo pauroso e fragile di fronte al dolore e alle avversità della vita.

            Così nello scorrere di pochi giorni, poche settimane, la vita ci chiama, ci interroga, un po’ a strattoni e senza nessuna delicatezza: «Se dici: fammi vedere il tuo Dio, io ti dirò: fammi vedere l’uomo che è in te, e io ti mostrerò il mio Dio. Fammi vedere quindi se gli occhi della tua anima vedono e le orecchie del tuo cuore ascoltano» (S.Teofilo di Antiochia).

            Ognuno, ognuno in questi giorni è chiamato a rispondere, a lasciar venire a galla “l’uomo che è in te”. A vedere cosa c’è in fondo alla bisaccia del proprio cuore: come sto io davanti alle circostanze di questi giorni? Davanti al venir meno di tutti i progetti, gli incontri previsti, le iniziative, davanti alla necessità di fermare quel pensiero che così facilmente si proietta avanti nel tempo? L’ingresso di una postulante, la celebrazione di una professione, il corso per le neo-professe, il corso per le Maestre, gli incontri del consiglio federale.

            «Restiamo saldi in ciò che conta davvero» diceva il Papa nel messaggio per il Rosario proposto dalla CEI per l’emergenza sanitaria il 19 marzo. Vedano gli occhi della nostra anima la luce del mattino di Pasqua, mentre gli occhi del corpo vedono le strade e le piazze vuote, vedono immagini di morte. Ascoltino le orecchie del nostro cuore: «io sono con voi tutti i giorni», mentre il corpo ascolta voci di pianto e di angoscia. Restiamo saldi in ciò che conta davvero, mentre alcune di noi vivono le giornate senza celebrazione eucaristica, mentre vivremo il Triduo pasquale senza la solennità delle nostre celebrazioni. Mentre mancherà il fuoco nuovo nella notte della Veglia.

            Cos’è veramente la Pasqua? «Questa è la vera Pasqua in cui è ucciso il vero agnello che con il suo sangue consacra le case dei fedeli. Questa è la notte in cui hai liberato i figli di Israele nostri padri dalla schiavitù d’Egitto e li hai fatti passare illesi attraverso il Mar Rosso. Questa è la notte in cui hai vinto le tenebre del peccato con lo splendore della colonna di fuoco. Questa è la notte che salva su tutta la terra i credenti nel Cristo dall’oscurità del peccato e dalla corruzione del mondo, li consacra all’amore del Padre e li unisce nella comunione dei santi».

Questa è la vera Pasqua, e permane intatta nella sua vibrante forza: è carne, è verità, è vita anche adesso che i segni vengono meno. Rimane il segno più grande: la vita di Gesù, la nostra vita, la mia vita. I segni luminosi della Pasqua: consacrati all’amore del Padre, uniti nella comunione dei santi. L’offerta, la silenziosa carità, l’umile solidarietà, il dono di sé.

            La Pasqua è l’unica vera luce nella paura, quella paura irrazionale che tocca anche noi, noi che pure siamo educate ad entrare nel mistero da lungo tempo, fin dai primi giorni della nostra vita in monastero: a non confidare in noi stesse, perché la vita è più grande di noi. A “stare” con Maria accanto alla croce. A ricordare che nessuno mai è veramente solo, che il Signore è vicinissimo al cuore, e con Lui la sua Madre Vergine, gli Angeli e i Santi di Dio.

            La Pasqua è la sicurezza della nostra gioia: «Va’ secura in pace, però che averai bona scorta: però che quello che te creò, innanti te santificò; e poi che te creò, mise in te lo Spirito Santo e sempre te ha guardata come la madre lo suo figliolo lo quale ama». Et aggiunse: «Tu, Signore, sii benedetto, lo quale me hai creata» (Proc 3,20).

Oggi, in questi giorni attraversati da un’inattesa sofferenza che spegne le parole, la Pasqua sorge a dirci che noi siamo immersi in un mistero, un mistero che è vita, che è amore. In una sorgente che ci precede e sgorga senza fine.

            Ed è nella Pasqua che riposa l’altissima povertà di Chiara e di Francesco, nella Pasqua riposa infatti la povertà del Figlio di Dio: «Io ero morto e sono risorto, e il padre mio santissimo mi ha accolto nella gloria. Padre santo, tu hai tenuto la mia mano destra e mi hai accompagnato nel fare la tua volontà e mi hai accolto nella gloria» (Uff 11-12).

«Nulla dunque di voi trattenete per voi, affinché totalmente vi accolga colui che totalmente a voi si offre» (Lettera a tutto l’Ordine, 29).

Per la Pasqua possiamo aprire le nostre mani chiuse, e lasciar andare. In fondo si gioca sempre qui la lotta: lasciare, non trattenere, non aver paura; lasciare le nostre sicurezze, le ricchezze piccole e grandi che teniamo così strette, fino a farci male. Lasciare, non temere, perché la vita è sicura, l’amore è sicuro ed è per sempre.

            Nella sicurezza di questa Presenza riposa ogni passo di povertà e di pace, anche in questo tempo di purificazione dei cuori: da quel giorno in cui Pietro e Giovanni corsero al sepolcro e lo trovarono vuoto, e poi videro il Signore risorto, vivo in mezzo a loro; da quel silenzio mentre mangiavano il pesce arrostito sulla riva del lago, da quegli sguardi tra loro che mai erano stati così prima, perché mai erano accaduti nella loro vita un dolore così e una novità così, da quel giorno una luce nuova è sempre possibile, una vita nuova; da quel giorno tutto può cambiare, noi possiamo cambiare, sempre.

            Anche nella sofferenza, nel dubbio, nei nostri fallimenti, nell’esperienza così forte della nostra estrema impotenza davanti a ciò che accade, la Pasqua sorge, come la primavera. Sta scorrendo nell’aridità del nostro terreno, nel buio delle radici. Silenzio, mio povero cuore: ascolta la primavera che si prepara in questo lungo inverno. Ascolta la vita che rinasce, le gemme che premono nel ramo scuro. Chi potrebbe mai indovinare, vedendo la desolazione della natura d’inverno, i colori dei fiori a miriadi nel nostro chiostro, nei boschi, nelle campagne? Così Dio può venire sempre nella nostra vita, anche nella circostanza più triste: «Voi cercate Gesù Nazareno, il crocifisso. È risorto, non è qui.

Ora andate, dite ai suoi discepoli e a Pietro che egli vi precede in Galilea. Là lo vedrete, come vi ha detto».

            Carissime sorelle, vi auguro una santa Pasqua e vi ringrazio perché come la Madre S.Chiara, insieme a lei, con il cuore sempre rivolto al Signore siamo una cosa sola con il nostro popolo, con le nostre città e i nostri paesi: «Una volta, essendo li saraceni intrati nel chiostro del detto monasterio, essa madonna se fece menare per fino ad lo uscio del refettorio, e fecese portare innanti una cassetta dove era el santo sacramento del corpo del nostro Signore Iesu Cristo. E gittandosi prostrata in orazione in terra, con lacrime orò, dicendo queste parole intra le altre: “Signore, guarda tu queste tue serve, però che io non le posso guardare”. Allora essa testimonia audì una voce de maravigliosa soavità, la quale diceva: “Io te defenderò sempre mai!”. Allora la preditta madonna orò anche per la città, dicendo: “Signore, piacciate defendere anche questa città”. E quella medesima voce sonò e disse: “La città paterà molti periculi, ma sarà defesa”». (Proc 9,2).

La nostra preghiera incessante, la comunione tra noi e con tutti, sia il lasciarci trasformare dal mistero della Pasqua. Che l’Eucaristia, il rendimento di grazie, ci preceda sempre e tutti possano vederla ed ascoltarla incontrando la nostra vita,

sr. Chiara Cristiana Mondonico, presidente