Felice Accrocca
Agnese di Oportulo di Bernardo, monaca nel monastero di San Damiano in Assisi, al processo aperto per verificare la santità della sua badessa e madre, dichiarò che Chiara d’Assisi «molto se dilettava de udire la parola de Dio. E, benché essa non avesse studiato in lettere, nondimeno voluntieri udiva le prediche letterate». Alla sua testimonianza fa eco quanto scrisse Tommaso da Celano nella Leggenda di santa Chiara vergine: «Benché Chiara non fosse una letterata, le piaceva ascoltare le predicazioni colte, sapendo che nel guscio si nasconde il nocciolo delle parole, che lei coglieva con sottigliezza e percepiva con gusto. Sapeva cogliere, in qualsiasi frase di chi parlava, quello che giova all’anima, sapendo che ci vuole non minore prudenza per mangiare il frutto di un nobile albero che per cogliere talvolta un fiore dalla rude spina».
Il recentissimo lavoro di Chiara Grazia Centolanza, clarissa del monastero di San Girolamo in Gubbio, pubblicato dalle Edizioni Biblioteca Francescana di Milano, consente ora di avere un quadro agile, ma denso e fondato, della questione centrale nella vita di Chiara d’Assisi (Respiro di esultanza. La Parola in Chiara e Chiara nella Parola. Una proposta di lettura, 2023, pagine 197, euro 20). Si può infatti affermare che Chiara, incamminatasi sulla via che era stata tracciata dal suo concittadino e padre Francesco, fu plasmata, anzi (per meglio dire) si lasciò plasmare, dalla Parola di Dio nella ricerca inesausta del grande amore della sua vita, lo Sposo Gesù.
Centolanza ci conduce attraverso questo itinerario con mano sapiente, rilevando l’influenza esercitata dalla tradizione patristica, in buona parte mediata dalla liturgia: Chiara si rivela così debitrice anche del monachesimo cistercense, di Guglielmo di Saint Thierry in particolar modo, e della sua rilettura del Cantico dei cantici; ne emerge il profilo di una donna decisa, ma non accentratrice, autorevole, ma non autoritaria: Chiara, scrive l’autrice, «ha una piena e libera coscienza di sé, per la quale non teme di usare il pronome ego quando deve parlare in prima persona; eppure è interessante che l’affermazione dell’io si accompagni con termini che hanno a che fare col servizio e la relazione, con una relazione di servizio».
Spicca, da queste pagine, la forza liberante della Parola, dalla quale Chiara si lasciò modellare attraverso la pratica della Lectio divina, da secoli esercitata nel silenzio dei chiostri, il cui metodo è riassunto così da Guigo il certosino nel suo scritto La scala di Giacobbe: «Cercate leggendo e troverete meditando. Bussate pregando e vi sarà aperto dalla contemplazione».
Dall’analisi di alcuni scritti clariani, oltre che di espressioni rivelatrici del suo cuore e del suo vissuto (molto interessanti le notazioni sull’ormai famosa visione della mammella: pur non trattandosi di un testo attribuibile a Chiara, la memoria tramandata a riguardo dalle sue compagne rivela uno spaccato decisivo del suo lessico e della sua spiritualità), si coglie anche la dimensione gaudiosa di un’esistenza centrata in Dio: «Chiara non ha paura della gioia!».
Quelle di Centolanza, come si diceva, sono dunque pagine dense e succose che consentono di entrare in contatto con un carisma tuttora vivo e vitale nel cuore della Chiesa e del mondo. Ed è opportuno, in questa occasione, compiacersi anche con l’editore, il quale ha avuto il coraggio di scommettere, in un tempo in cui l’apparire si rivela sempre più pervasivo e l’agire è considerato l’unico criterio valido, su un’impresa che ha per suo oggetto un’esperienza di vita tutta fondata sul riserbo e la contemplazione. Anche per questo (ma non solo per questo) è da augurarsi che a tale scommessa editoriale arrida il successo.
da: L’Osservatore Romano venerdì 11 agosto 2023.
L’immagine riportata è il murale di Igor Scalisi Palminteri a Ballarò (Palermo)