Tra i monasteri destinatari della lettera circolare del Cardinale Rainaldo a 24 monasteri di povere dame del 18 agosto 1228 c’è anche quello di Todi. Purtroppo non si conosce con certezza la sua ubicazione.
Narrano le antiche Cronache, che il Vescovo Bonifazio dei Conti di Collemezzo, il quale governò la città tra il 1219 e il 1250, donò nel 1235, assieme al Priore Rustico e ai Canonici della Cattedrale, la fortezza situata su una piccola altura, detta allora “Monte Mascarano”, con un tempio dedicato al dio Marte e alla dea Bellona, posta a ponente e poco discosta dall’abitato, uscendo dalla porta della Valle, al Beato Ruggero da Todi, Ministro del Ducato di Spoleto e della stessa Todi, dell’ordine dei Frati Minori, che gli aveva chiesto a nome della Corte Romana di poter fondare – ad onore della Beata Vergine – un Monastero per le Monache dell’ordine di S. Damiano.
Così il luogo, dove prima dell’era cristiana erano stati adorati divinità pagane, divenne domicilio di una preghiera intensa, nella lode e nell’ascolto ininterrotto della potente e soave voce di Dio Padre. Da allora il luogo fu denominato Montesanto.
Trascorso poco più di un secolo dalla fondazione, i tempi, politicamente, si fecero tristi. Andrea degli Atti – allora Vescovo di Todi – preoccupato per le guerre intestine, nel 1364 pensò di portare le figlie di Santa Chiara entro la città, perchè il Monastero di Montesanto, situato fuori le mura e troppo lontano dall’abitato, era poco sicuro per la vita delle religiose.
Questo progetto però fu attuato solo nel 1394, quando il Capitolo della Cattedrale, ordinò alle Monache dell’ordine di S. Damiano di unirsi alla Benedettine, che si trovavano entro la città, nel Monastero di S. Angelo.
Il Papa Bonifacio IX confermò la fusione delle due Comunità, ordinando che tutte le religiose, unite nel Monastero di S. Angelo, dovessero professare la Regola di Santa Chiara, e si chiamassero “Monache di San Francesco”.
Nel 1558, con ‘Breve’ del Papa Paolo IV, Suor Beatrice di Faco da Todi, insieme ad alcune religiose, ottenne la chiesa parrocchiale di S. Andrea in Borgo, appartenuta un tempo ai Cavalieri Templari e poi ai Cavalieri Gerosolimitani. La piccola comunità iniziò a vivere la sua vita monastica, mentre le altre Clarisse erano rimaste nel Monastero S. Francesco, posto verso la Valle.
Trascorsi quarant’anni circa, nel 1596, il Monastero S. Francesco della Valle, divenuto fatiscente, fu dichiarato inabitabile e le monache furono costrette a chiedere ospitalità dapprima alle Suore Lucrezie, terziarie francescane, e in seguito all’Ospedale di S. Antonio dell’Universita dei Calzolari.
Dopo due anni di vita ‘nomade’, nel 1598 pensarono di acquistare dai Religiosi Servi di Maria, il convento e la chiesa di S. Marco in Borgo, da loro abbandonati, e le monache, dopo aver adattato il convento a monastero, nell’ agosto del 1600 vi si stabilirono.
Qui sono state “espressione orante della Chiesa” innumerevoli religiose, tra la quali è la Venerabile Chiara Isabella Fornari, morta in concetto di santita’ il 9 dicembre 1744.
Nell’anno 1808 per comando del Governo francese tutti gli ordini religiosi devono essere soppressi. Anche le Clarisse, con sommo dolore, dovettero lasciare il monastero. Tornarono nel 1815, ma nel 1870 il governo italiano lo confiscò e il 2 luglio 1885, decretò che fossero espulse.
Ci furono anni di peregrinazioni per le quattro monache superstiti fino al 1890, quando il fabbricato fu messo all’asta. Acquistato da un anonimo benefattore venne donato alle Clarisse, che così poterono rientrare definitivamente nelle sue sacre mura il 26 ottobre 1891 per dedicarsi interamente alla lode di Dio ed essere un membro vivo nel Corpo di Cristo, che è la Chiesa.